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IMPARARE FACILE






                                       Jekyll e Hyde pagina 50



                Interventi di semplificazione sul TESTO ORIGINALE

                Quella sera ritornai a casa a tarda ora. Mi svegliai il giorno dopo nel mio letto, provando
                delle strane sensazioni. Per quanto mi guardassi intorno e riconoscessi i bei mobili e
                le ampie proporzioni della mia stanza da letto, qualcosa continuava a dirmi che non
                ero là dove credevo di essere; che non mi ero svegliato nella mia confortevole casa, la
                casa del rispettabile dottor Jekyll, bensì nella stanzetta squallida e misera dove avevo
                l’abitudine di dormire quando mi trasformavo nella mostruosa persona di Edward Hyde.
                Sorrisi della mia apprensione, poi iniziai pigramente a guardarmi intorno. Ero ancora
                intento nella mia analisi quando, in un momento di maggior attenzione, lo sguardo mi
                cadde su una mano. Ora, le mani di Henry Jekyll sono mani tipicamente da medico,
                sia nella forma sia nelle dimensioni: grandi, ferme, chiare e ben fatte. La mano che
                vedevo con sufficiente chiarezza in quel momento, alla luce di un mattino londinese,
                chiusa a metà sul lenzuolo, era invece di un pallore tetro e fittamente ricoperta di peli
                scuri. Era la mano di Edward Hyde.
                Devo essere rimasto a fissarla per un buon mezzo minuto, prima che il terrore mi si
                risvegliasse nel petto, improvviso e violento come il suono dei piatti in un’orchestra.
                E, saltato giù dal letto, mi precipitai davanti allo specchio. Ciò che vi vidi riflesso mi
                gelò il sangue. Sì, ero andato a letto Henry Jekyll e mi ero svegliato Edward Hyde.
                Come si poteva spiegare? E poi, ancora più terrorizzato: come potevo porvi rimedio?
                Era mattina inoltrata; i domestici erano ormai in piedi; tutte le mie pozioni si trovavano
                nel laboratorio, che era nella parte opposta della casa.
                E cominciai a ragionare sulle possibilità e sulle conseguenze della mia doppia esisten-
                za. Quella parte di me a cui avevo il potere di dar corpo ultimamente era stata molto
                nutrita e si era irrobustita: mi era quasi sembrato che Edward Hyde fosse diventato più
                alto, come se, quando assumevo la sua forma, sentissi aumentare il flusso del sangue
                che circolava in me. E cominciai a intuire il pericolo che, se tutto ciò fosse durato a
                lungo, il carattere di Edward Hyde sarebbe diventato definitivamente il mio.
                L’effetto della pozione non era stato sempre regolare. Una volta non aveva dato alcun
                risultato, e da allora, in più di un’occasione, ero stato costretto a raddoppiare la dose,
                e una volta persino a triplicarla, con rischio di morte.
                Ora però, dopo quanto era accaduto quel mattino, dovevo constatare che, mentre
                all’inizio era difficile sbarazzarsi del corpo di Jekyll, negli ultimi tempi la difficoltà era
                stata piuttosto quella contraria. Dunque ogni indizio sembrava dimostrare che stavo
                lentamente perdendo il controllo di me stesso, identificandomi a poco a poco con la
                seconda e peggiore persona di Hyde.
                                           Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Piemme Junior









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