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STORIA
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                            PER UNA BUONA CACCIA



               I cacciatori avevano accettato l’invito del vecchio Carmas alla festa per

               augurarsi una buona caccia. Con loro c’erano anche Dagh, lo stregone,
               e suo figlio Orai.

               Tutti sedevano sulle pietre piatte disposte intorno al fuoco che ardeva
               al centro della radura. Al vecchio capo, Carmas, era stata riservata una
               roccia nera che dominava su tutti.
               D’un tratto Carmas alzò il corno di bisonte. Due giovani, seduti poco

               lontano da lui, impugnarono dei bastoni e cominciarono a percuoterli
               l’uno contro l’altro, prima lentamente, poi sempre più in fretta. A uno
               a uno i  cacciatori si alzarono, si portarono al centro della radura e

               cominciarono a muoversi in cerchio intorno al fuoco. Battevano i piedi per
               terra, scuotevano la testa, agitavano le mani, sempre più velocemente, al
               ritmo dei bastoni. Poi Carmas tornò a sedersi sul sasso nero, abbassando

               le braccia. I bastoni tacquero, i cacciatori si fermarono e tornarono ai
               loro posti. Nel silenzio si alzò la voce del vecchio capo: – Con questa
               danza abbiamo chiamato i mammut.

               E i mammut verranno. Presto.
               Dagh annuì con il capo e sussurrò qualcosa al figlio
               Orai, che era seduto vicino a lui. Orai si alzò. Nella
               mano  destra  stringeva  la  punta  di  selce  sottile  e

               appuntita che usava per incidere immagini magiche.
               Si  avvicinò  a  grandi  passi  a  una  delle  rocce  che

               chiudevano il grande spiazzo, cercò con lo sguardo
               una superficie adatta e impugnò la punta di selce.
               Cominciò a tracciare delle linee. Sembravano senza
               senso, ma via via che Orai procedeva, ecco apparire la

               grande sagoma di un mammut dalle lunghe zanne.
               Con un movimento veloce della mano Orai incise la
               coda, poi osservò la figura, per valutare se il risultato

               fosse soddisfacente. Infine tornò accanto al padre.
               A questo punto fu Dagh ad alzarsi. Si avvicinò alla
               roccia, si sfilò dal collo la collana di denti di renna

               e la passò più volte sulla figura, sussurrando qualcosa
               di incomprensibile. Poi disse, ad alta voce: – Ecco,
               ora i mammut verranno davvero.

                                    Rossana Guarnieri, Koor dei mammut, San Paolo
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