Page 78 - SussiDIARIO dei linguaggi 4 - Guida al testo
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IMPARARE FACILE
La grotta dei pipistrelli pagina 104
Interventi di semplificazione sul TESTO ORIGINALE
In fondo alla grotta c’era un buco a forma di porta e, dentro, una galleria stretta che
diventava subito buia.
Ippolita mi raccontò che c’era già stata una volta da sola, ma appena entrata era andata
subito via perché i pipistrelli le facevano impressione.
A me non tanto. Ne avevo visti due l’estate prima, appesi a testa in giù nel solaio della
casa di mia nonna, e non mi erano parsi poi tanto terribili. Un po’ buffi, anzi.
Così dissi, col tono della persona sicura di sé, che i pipistrelli di giorno dormono e
bastava non svegliarli.
La presi per mano e cominciai a tirarmela dietro, un passo dopo l’altro, voltando le
spalle al chiaro dell’entrata. I muri della galleria erano lustri per l’umidità; c’era odore
di muffa, come quello di una vecchia cantina, e un altro odore, come di terra marcia,
mai toccata dal sole.
Sciac sciac, facevano i nostri passi sul terreno fangoso.
Tututun tututun, il cuore.
A un tratto sentii sulla faccia un tocco leggero, come di un fantasma, ma appiccicaticcio.
Chissà che urlo avrei tirato, se non mi fosse venuto subito in mente che non dovevo
disturbare i pipistrelli e che, soprattutto, quella era di certo una ragnatela.
– Uh! – mi uscì. Questo non avevo fatto in tempo a trattenerlo.
Sentii Ippolita aggrapparsi alle mie spalle: – Che cosa c’è? Perché ti sei fermata?
– Ma niente. Una ragnatela.
Dopo pochi passi la galleria faceva un gomito e ci siamo trovate di punto in bianco nel
buio più fitto. Non si vedeva proprio niente, fortuna che avevamo portato una torcia.
La accesi, cercando di tenerla bassa, sempre per non svegliare gli idem come sopra;
e avanti, zitte zitte.
C’era un silenzio! Da tagliare con il coltello, come si dice. Pareva di essere al centro
della Terra. Abbiamo fatto ancora un po’ di passi nella nuova direzione che la galleria
aveva preso ma... Stop di nuovo!
– E adesso perché ti fermi? – domandò Ippolita.
– C’è un muro, non si può proseguire.
– Siamo arrivate in fondo, allora.
– No, è aperto. Cioè, il muro mi arriva solo alla vita. Aspetta, ora guardo meglio...
Alzai il raggio della torcia, mentre Ippolita per la curiosità dimenticava gli idem come
sopra e si faceva avanti anche lei. Così abbiamo guardato insieme e siamo rimaste
senza fiato.
Al di là di quel muretto la galleria si allargava formando come una stanza, una sala col
soffitto a volta, tutta piena d’acqua. Acqua ferma come un olio, nera come il catrame;
il cerchiolino di luce della torcia ci scivolava sopra con un luccichio misterioso.
– Tu dici che è profonda? – chiese Ippolita.
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