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IMPARARE FACILE






                               Il buio e un cavaliere  pagina 50



                Interventi di semplificazione sul TESTO ORIGINALE

                C’era una volta un bambino che aveva paura del buio, ma proprio una terribile paura.
                Si chiamava Giovanni.
                Anche quella sera Giovanni andò a letto nella sua cameretta al buio, tremando come
                un budino.
                All’improvviso comparve accanto al suo letto un cavaliere tutto nero su un cavallo
                stupendo tutto nero anche lui.
                – Chi sei?
                – Sono il Buio, quello di cui tu hai tanta paura. Ho deciso di venire a conoscerti, così,
                se vorrai, diventeremo amici.
                – Da dove vieni?
                – Da nessuna parte, io ci sono sempre stato; come il sole porta la luce sulla terra, io
                porto lo scuro. Siamo necessari tutti e due, il sole e io, perché con la luce si vedono
                le cose che ci sono e con me si vedono le cose che si immaginano.
                – Davvero? – chiese interessato Giovanni.
                – Sì... – confermò il Buio. – Basta non avere paura. Vuoi venire a fare un giro con me?
                – Sì, certo! – rispose il bambino.
                Il Buio portò Giovanni in cielo tenendolo in groppa al suo cavallo: era pazzesco, c’erano
                astronavi che attraversavano lo spazio a tutta velocità, missili dai quali uscivano dei
                personaggi con la coda, tutti gialli, che galleggiavano nello spazio come dei palloncini.
                Giovanni guardava stupefatto. Ma il Buio lo richiamò e videro da lontano il mare,
                nella notte scura. Il cavaliere gli mostrò un’ombra all’orizzonte: – Guarda, è il vascello
                fantasma!
                – Andiamo!
                Lo raggiunsero in volo e Giovanni poté vedere coi suoi occhi il famoso bastimento
                che appare solo di notte. Ci salì sopra e scoprì che nessuno lo guidava, era disabitato
                e andava da solo. Per questo veniva chiamato “fantasma”.
                Il cavaliere accompagnò Giovanni nel cuore della terra, entrando dalla bocca di un vulcano
                spento. Così il bambino vide la terra diventare sempre più scura a mano a mano che scen-
                devano verso le grandi profondità e scoprì che esiste proprio un altro mondo sotto terra...
                Ma adesso era ora di tornare a casa. Il Buio si era messo a galoppare veloce prima
                che spuntasse l’alba. Giovanni era intontito per questa strepitosa avventura e, mentre
                il cavallo correva, si domandava che cosa avrebbero detto i suoi compagni di scuola
                dopo aver ascoltato il suo racconto.
                – Eccoti nel tuo letto! – disse il Buio a Giovanni. – Avrai ancora paura di me?
                – No, adesso siamo amici. Tornerai a trovarmi?
                – Tutte le volte che vorrai, io sarò con te. Non occorre aspettare la notte, basta chiu-
                dere gli occhi.
                E il Buio sparì mentre un filo di sole cominciava a entrare dalla finestra.
                                                                   Marina Valcarenghi, Il buio è un cavaliere, Tranchida

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