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IMPARARE FACILE








                 – Credo di no, ma io i piedi non ce li metto, grazie!
                 – Sai cosa? Ci vorrebbero gli stivaloni di gomma.
                 – Ottimo! Torniamo domani stesso, con gli stivaloni!
                 Siamo rimaste sorprese di quanto poco ci volesse a uscire dalla galleria, ora che an-
                 davamo verso il chiaro. Dopo tutto, non eravamo state proprio nel centro della Terra.
                                                             Beatrice Solinas Donghi, Quell’estate al castello, Edizioni E. Elle





                  TESTO RIDOTTO E ADATTATO da proporre agli alunni

                 In fondo alla grotta cominciava una galleria stretta e buia. Ippolita c’era
                 già stata una volta da sola, ma era andata subito via perché i pipistrelli le
                 facevano impressione.
                 Io ne avevo visti due nel solaio della casa di mia nonna, e non mi erano
                 sembrati tanto terribili. Così dissi a Ippolita con sicurezza che i pipistrelli
                 di giorno dormono e bastava non svegliarli.
                 Poi la presi per mano e cominciai a tirarla nella galleria. I muri erano
                 umidi e c’era un forte odore di muffa.
                 I nostri passi sul terreno fangoso facevano “sciac sciac”.
                 Il cuore faceva “tututun tututun”.
                 All’improvviso sentii sulla faccia un tocco leggero e appiccicoso.
                 Un po’ impaurita, dissi: – Uh!
                 Ippolita si aggrappò a me e chiese: – Che cosa c’è?
                 Io risposi: – Ma niente. Una ragnatela.
                 Dopo pochi passi la galleria faceva una curva e ci siamo trovate nel buio
                 più fitto. Per fortuna avevamo una torcia. La accesi, cercando di tenerla
                 bassa per non svegliare i pipistrelli.
                 C’era un gran silenzio! Sembrava di essere al centro della Terra.
                 Poi mi fermai di nuovo.
                 Spiegai a Ippolita: – C’è un muro, non si può andare avanti.
                 Il muro però era basso. Abbiamo guardato insieme e siamo rimaste
                 senza fiato.
                 Al di là del muretto la galleria si allargava e formava una stanza, tutta
                 piena di acqua. L’acqua era ferma e nera.
                 Ippolita chiese: – Dici che è profonda?
                 Io risposi: – Credo di no, ma i piedi dentro non li metto!
                 Ippolita aggiunse: – Ci vorrebbero gli stivaloni di gomma.
                 Io esclamai: – Ottimo! Torniamo domani, con gli stivaloni!
                 In pochissimo tempo siamo uscite dalla galleria. Forse non era poi così
                 profonda.
                                                      Beatrice Solinas Donghi, Quell’estate al castello, Edizioni E. Elle



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