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LETTURA E
                    VERIFICA DI CONOSCENZE E COMPETENZE 1
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                    Obiettivi
                    - Utilizzare la lettura silenziosa nel lavoro individuale.
                    - Leggere, comprendere e riconoscere le caratteristiche strutturali di vari generi narrativi:
                      la biografia e l’autobiografia.
                    - Dedurre il significato di un termine o di un’espressione dal contesto.




                              ANDAVO MALE A SCUOLA


               1  Dopo aver letto il titolo del testo puoi capire che:
               • il racconto è narrato in   prima    terza persona
               • il racconto riguarda il   presente    passato del narratore
               • l’autore racconta   i suoi risultati scolastici
                                         come raggiungeva la scuola ogni giorno


                Andavo male a scuola. Ogni sera della mia infanzia tornavo a casa perseguitato
                dalla scuola. I miei voti sul diario dicevano la riprovazione dei miei maestri. Avevo
                risultati pessimi che non erano compensati né dalla musica, né dallo sport, né

                da altre attività.
                – Capisci? Capisci o no quello che ti spiego?
                Non capivo. Ero refrattario a tutte le materie, dall’ortografia alla geografia. Questa
                difficoltà a capire aveva radici così lontane che la mia famiglia aveva immaginato
                una leggenda per datarne le origini: il mio apprendimento dell’alfabeto. Ho sem-
                pre sentito dire che mi ci era voluto un anno intero per imparare la lettera a. La
                lettera a, in un anno.

                – Niente panico, tra ventisei anni padroneggerà perfettamente l’alfabeto.
                Così ironizzava mio padre.
                Ultimo di quattro fratelli, ero un caso particolare. La carriera scolastica dei miei
                fratelli maggiori, seppur non eccezionalmente brillante, si era svolta senza intop-
                pi. Ero oggetto di stupore, e di stupore costante poiché gli anni passavano senza
                apportare il benché minimo miglioramento. «Mi cadono le braccia!», «Non posso
                capacitarmi!» sono per me esclamazioni familiari, associate a sguardi adulti incre-
                duli per la mia incapacità di assimilare alcunché.
                Un pomeriggio dell’anno della maturità, mentre mio padre mi spiegava matema-

                tica nella stanza che fungeva da biblioteca, il nostro cane venne quatto quatto a
                mettersi sul letto dietro di noi. Appena individuato, fu seccamente mandato via:
                – Fila di là, cane, sulla tua poltrona!
                Cinque minuti dopo, il cane era di nuovo sul letto. Ma si era preso la briga di
                andare a recuperare la vecchia coperta che proteggeva la sua poltrona e vi si era
                steso sopra. Ammirazione generale, ovviamente, e giustificata: tanto di cappello
                a un animale in grado di associare un divieto all’idea di pulizia e trarne la con-

                clusione che occorresse farsi la cuccia per godere della compagnia dei padroni.

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