Page 330 - CHE IDEA guida al testo italiano 3
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ITALIANO 3 • Scheda per il docente SCHEDA
LETTURA E COMPRENSIONE • La fiaba 122
Imparo a... leggere e comprendere una fiaba e individuarne gli elementi fondamentali
Consolidare
I CAPELLI DEL GIGANTE (1)
1 Leggi il testo con attenzione.
Una volta c’erano quattro fratelli. Tre erano piccolissimi ma tanto furbi, il quarto
era un gigante dalla forza smisurata ma era molto meno furbo degli altri.
La forza ce l’aveva nelle mani e nelle braccia, ma l’intelligenza ce l’aveva nei capelli.
I suoi furbi fratellini gli tagliavano i capelli corti corti, perché restasse sempre un
po’ tonto, e poi tutti i lavori li facevano fare a lui, che era tanto forte, e loro
stavano a guardarlo e intascavano il guadagno.
Lui doveva arare i campi, spaccare la legna, far girare la ruota del mulino, tirare
il carretto al posto del cavallo, e i suoi furbi fratellini sedevano a cassetta e lo
guidavano a suon di frusta.
E mentre sedevano a cassetta tenevano d’occhio la sua testa e dicevano: – Come
stai bene con i capelli corti.
– Ah, la vera bellezza non sta mica nei riccioli.
– Guardate quel ciuffetto che si allunga: stasera ci vorrà un colpetto di forbici.
Un giorno il gigante si ammalò. I suoi fratellini, per paura che morisse mentre era
ancora buono a lavorare, fecero venire i migliori medici del paese a curarlo, gli
davano da bere le medicine più costose e gli portavano la colazione a letto.
Erano tanto preoccupati per la sua salute che si dimenticarono di tener d’occhio la
capigliatura. I capelli ebbero il tempo di crescere lunghi come non erano mai stati
e con i capelli tornò al gigante tutta la sua intelligenza. Egli cominciò a riflettere, a
osservare i suoi fratellini, a sommare due più due e quattro più quattro. Comprese
finalmente quanto essi fossero stati perfidi, e lui tonto, ma subito non disse nulla.
Aspettò che gli tornassero le forze e una mattina, mentre i suoi fratellini dormivano
ancora, egli si alzò, li legò come salami e li caricò sul carretto.
– Dove ci porti, fratello caro, dove porti i tuoi amati fratellini?
– Ora vedrete.
Li portò alla stazione, li ficcò in treno legati come stavano e per tutto saluto disse
loro: – Andatevene, e non fatevi più rivedere da queste parti. Mi avete ingannato
abbastanza. Adesso il padrone sono io. © Giunti Scuola, Gaia Edizioni
Il treno fischiò, le ruote si mossero, ma i tre furbi fratellini se ne stettero buoni al
loro posto e nessuno li ha rivisti mai più.
G. Rodari, Favole al telefono, Einaudi
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