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VERIFICA DI CONOSCENZE E COMPETENZE 2 ASCOLTO
Obiettivo
- Ascoltare e comprendere il significato globale e le informazioni principali di un testo narrativo
fantastico (il racconto del brivido) letto dall’insegnante.
L’ARRIVO A VILLA GHIACCIAOSSA
Una donna comparve sulla soglia.
– Benvenuti a Villa Ghiacciaossa. Io sono la signora Fiatofreddo, la governante. Gli
altri sono a cena. Spero che apprezziate il sanguinaccio. Voi due lasciate pure qui i
vostri bagagli e andate a cena. Invece tu vieni con me, David. Il signor Sgozzingoz
vuole vederti. È la prima porta a sinistra.
– Perché vuole vedermi? – chiese David.
– Per darti il benvenuto! Il signor Sgozzingoz è il vicepreside. Gli piace dare il
benvenuto a tutti i nuovi allievi, uno alla volta, però. Domani vedrà gli altri.
David si diresse verso la porta che gli era stata indicata. Chissà perché, aveva la
bocca secca. Bussò.
Una voce rispose dall’interno e, fattosi coraggio, David aprì la porta ed entrò.
Si trovò in uno studio tappezzato di libri e di quadri, mentre sulla parete di mezzo
troneggiava uno specchio a figura intera. C’era qualcosa di strano in quello specchio,
qualcosa che gli fece drizzare i capelli sulla nuca, come se volessero schizzargli via
dalla testa e fuggire dalla stanza.
Alla scrivania era seduto un uomo: alzò verso David uno sguardo inespressivo.
L’uomo era di carnagione pallida, come una statua di cera. Era incredibilmente
magro e ogni suo movimento era lento e cauto; si sarebbe detto che un colpo di
vento o uno starnuto l’avrebbe mandato in mille pezzi.
– Il mio nome è Sgozzingoz. Sono lieto di averti qui, David. All’inizio la scuola
potrà sembrarti insolita. Però ti assicuro, David: quello che possiamo insegnarti
va oltre i tuoi sogni più arditi. Mi segui?
– Sì, signore.
– A Villa Ghiacciaossa vige un’antica usanza. Tutti i nuovi allievi devono firmare il
registro della scuola.
David fece per prendere la penna; mentre tendeva la mano, il signor Sgozzingoz
scattò in avanti e gli conficcò il pennino aguzzo nel pollice. David lanciò un grido
e s’infilò il dito in bocca.
– Saresti così gentile da scrivere il tuo nome... – e il signor Sgozzingoz gli tese la
penna, la cui punta era macchiata di brillante sangue rosso. David prese la penna
e con lo sguardo cercò l’inchiostro sulla scrivania: non ce n’era.
– Non abbiamo più bisogno di inchiostro – commentò Sgozzingoz.
David scrisse il proprio nome col pennino insanguinato sulla ruvida pagina bianca.
– Eccellente. Puoi andare – e il signor Sgozzingoz riprese la penna e girò il registro
verso di sé.
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