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ITALIANO 5                                                                                 SCHEDA

            LETTURA • Il testo narrativo: l’autobiografia                                              112

            Imparo a... leggere e comprendere un racconto autobiografico

           LA PIOGGIA DELLA MIA INFANZIA (1)




             1 Leggi il testo.

                 Comincerò col dire, dei giorni e degli anni della mia infanzia, che il mio unico personaggio
                 indimenticabile fu la pioggia. La grande pioggia australe che cade come una cateratta dal
                 Polo, dai cieli di Cabo de Hornos fino alla frontiera. In questa frontiera o Far West della
                 mia patria, nacqui alla vita, alla terra, alla poesia e alla pioggia.
                 Per quanto abbia camminato, mi sembra che sia an data perduta quell’arte di piovere che
                 si esercitava come un potere sottile e terribile nella mia Araucania natale. Pioveva mesi
                 interi, anni interi. La pioggia cadeva in fili come lunghi aghi di vetro che si rompevano sui
                 tetti o arrivavano in onde trasparenti come le fi nestre, e ogni casa era una nave che difficil-
                 mente giunge va in porto in quell’oceano di inverno.
                 Questa pioggia fredda del sud dell’America non ha le raffiche impulsive della pioggia cal-
                 da che cade come una frusta e passa lasciando il cielo azzurro. Al con trario la pioggia au-
                 strale ha pazienza e continua, senza fine, a cadere dal cielo grigio.
                 Di fronte a casa mia, la strada si è trasformata in un immenso mare di fango. Attraverso
                 la pioggia vedo dalla finestra che un barroccio si è impantanato in mezzo alla strada. Un
                 contadino, con un pesante man tello di lana nera, bastona i buoi che fra la pioggia e il fan-
                 go non ne possono più.
                 Per i sentieri, posando il piede da una pietra all’altra, contro freddo e pioggia andavamo al
                 collegio. Gli ombrelli se li portava via il vento. Gli impermeabili erano cari, i guanti non mi
                 piacevano, le scarpe si in zuppavano. Ricorderò sempre i calzini bagnati accanto al braciere
                 e una fila di scarpe che sbuffavano vapore, come piccole locomotive. Poi venivano le inon-
                 dazioni, che si portavano via le baracche dove viveva la gente più povera, vicino al fiume.
                 Anche la terra, tremante, si scuoteva. Altre volte sulla cordigliera spuntava un pennacchio
                 di luce terribile: il vulcano Llaima si sve gliava.

                                                                   Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto, Einaudi


             2 Comprensione del testo.

                 •  In questo brano il poeta cileno Pablo Neruda racconta, della sua infanzia:

                        l’importanza della pioggia.
                        la paura che lui aveva della pioggia.                                                   © Giunti Scuola, Gaia Edizioni
                        l’assenza della pioggia.
                 •  In Cile, nel luogo in cui nacque Pablo Neruda, la pioggia era:

                        calda e rapida.        fredda e continua.



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